+ P. Diego Di Odoardo
Alle 15,25 del 29 ottobre 2019, presso la clinica Pio XI in Roma, è tornato alla casa del Padre
Diego Di Odoardo
Padre Diego è nato il 16 dicembre 1934 a Colledara (TE) da Domenico e Luisa Mucciarelli; è stato battezzato il 3 febbraio 1935 a Colledara; ha ricevuto la cresima il 29 agosto 1943 nel Santuario di San Gabriele dell’Addolorata (TE).
Dopo aver frequentato le scuole elementari a Colledara (1940/46) ha iniziato il suo percorso nei passionisti (1947/52) nei Seminari Passionisti a Sant’Angelo in Pontano (MC) e a San Marcello (AN). Entrato nel noviziato passionista di Morrovalle (MC) il 14 settembre 1952, ha emesso la professione religiosa il 15 settembre 1953, per continuare il liceo classico dei passionisti presso il santuario di Madonna della Stella (PG) e il Corso di Teologia nel Teologato passionista presso il Santuario di San Gabriele (TE), per poi essere ordinato il 27/02/1970 nel Santuario di San Gabriele dal Servo di Dio Mons. Stanislao Amilcare Battistelli, cp.
Si è così iscritto all’Università Lateranense (1962/67) conseguendovi il titolo di “Doctor utriusque iuris” nel 1970. Ha prestato il suo servizio presso la CIVCSVA per oltre 56 anni (02/01/1962 – 2018). Il solenne funerale, presieduto dal Superiore Generale dei Passionisti, Padre Joachim Rego, è stato celebrato nella Basilica dei santi Giovanni e Paolo; hanno partecipato molti confratelli passionisti, una folta rappresentanza della CIVCSVA, consacrate/i di vari istituti, i famigliari.
Non è facile trovare parole e immagini per presentare la figura di padre Diego; si potrebbero usare termini contrapposti e questi risulterebbero tutti appropriati. Per una sintesi ci affidiamo alle parole di Papa Francesco. Il 2 febbraio del 2015 P. Diego era nella Basilica di san Pietro a concelebrare con Papa Francesco nella Giornata della Vita Consacrata. La Messa era terminata e il Papa si avviava in processione per ritornare in sagrestia, vide nella prima fila P. Diego, che conosceva da quando era cardinale, lasciò il corteo e andò a salutarlo con queste parole “Ecco un uomo saggio”.
Per descrivere la personalità di padre Diego si potrebbe dire che era: “un uomo coerente”. Diego era una persona estremamente coerente con la sua fede cristiana, con la sua professione religiosa passionista, con il suo sacerdozio, con il suo lavoro a servizio del Papa. Un uomo saggio, coerente, austero. La sua austerità risaltava immediatamente: sempre con l’abito, mai ricercato, usando sempre i mezzi pubblici anche quando l’età e la malattia avrebbero consigliato mezzi più comodi e più rapidi.
Le forme espressive della vita passionista per lui avevano una grande forza di attualità e di testimonianza, per lui non erano forme vuote bensì espressioni delle convinzioni profonde e del suo attaccamento alla vita passionista. Amava la congregazione, si informava, leggeva i documenti interni, aveva un forte senso di appartenenza e soffriva per il calo di vocazioni. Era passionista fino al midollo, fiero della sua identità passionista (come dimostra il fatto che vestisse sempre l’abito passionista).
Diego ha goduto della stima non solo del Papa, ma anche dei suoi superiori nella Congregazione degli Istituti di Vita Consacrata dove ho lavorato per almeno 56 anni (era stato assunto il 2 gennaio del 1962), fino alla pensione dei 70 anni e poi ha continuato la collaborazione fino alla fine dell’anno scorso. Nell’ultimo anno, cosa insolita, dopo una malattia, la Congregazione mandava un autista a prelevarlo e a riportarlo in convento. È il segno di quando il contributo di P. Diego fosse importante per la CIVCSVA.
Tale stima è stata meritata dalla competenza e dall’impegno del nostro confratello nello svolgere il suo compito in Dicastero. Al termine del funerale alcuni ufficiali del Dicastero Vaticano hanno affermato che la morte di padre Diego costituisce un vuoto incolmabile:
«Una metà dell’archivio del Dicastero è scomparso con lui».
«Era un fine giurista, apprezzato, soprattutto integerrimo. Più volte mi ha confessato che gli era stato proposto di insegnare in una università ecclesiastica romana e che ha rifiutato perché si sentiva impreparato e anche riconosceva di avere qualche problema di linguaggio. Girava sempre con una copia del diritto canonico, così piena di annotazioni e di glosse che la parte scritta a matita era preponderante rispetto al testo stampato».
Ha amato il suo lavoro, lo ha svolto con passione. E questo spiega la grande stima che avevano di lui i superiori. Intendeva il diritto come difesa della persona e nei pareri o voti che gli venivano chiesti era molto equilibrato.
Padre Diego non aveva speciali doti per la predicazione, ma non ha trascurato la vita apostolica. Si prestava molto come confessore e direttore spirituale. Dirigeva soprattutto le persone consacrate. Non era certamente accomodante, era esigente e lineare. Nella circostanza della sua morte molte suore hanno telefonato esprimendo rammarico e partecipazione; una suora quando ha saputo della sua morte ha scritto questo messaggio: “un altro ‘grande’ ci ha lasciato”. E ciò nonostante che qualche sua figlia spirituale gli dava l’appellativo di “orso”.
Durante l’ultimo periodo di malattia il suo carattere si è addolcito. Aveva bisogno dell’aiuto dei confratelli e accettava questa dipendenza con molta serenità e tranquillità. Era consapevole della gravità della sua condizione di salute e si è preparato all’incontro gioioso con il Signore: è quello che si coglieva nel suo volto, né suoi occhi, nel suo sorriso appena accennato.
Lo benediciamo nella pace di Gesù, morto e risorto, Salvatore e Signore.
Floriano De Fabiis