Ero cieco … ora vedo! commento di Marco Staffolani del 19 Marzo al vangelo della IV dom. Quaresima Anno A

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 9,1-41

In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo».

Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

1a scena, i vicini
Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».

2a scena, gli osservanti della legge, la questione del sabato.
la domanda: può uno che opera in giorno di sabato venire da Dio? anche se ha fatto qualcosa di prodigioso?

Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».

3a scena, interrogatorio dei genitori
Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».

4a scena, ultima possibilità per il guarito di stare dalla parte della interpretazione ufficiale della legge (o meglio della interpretazione propria dei farisei)

Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.

Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse:
«Tu, credi nel Figlio dell’uomo?».
Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?».
Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te».
Ed egli disse: «Credo, Signore!».
E si prostrò dinanzi a lui.

Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».

Parola del Signore.

  • Se in qualcuno era presente una malattia, l’ebreo del tempo si domandava quale fosse il motivo per cui Dio lo puniva. Dunque o il cieco nato o i suoi genitori erano da considerare colpevoli. Gesù sposta la questione nel cercare una speranza futura in Dio, piuttosto che attribuzioni di colpe passate all’uomo.
    Lo sguardo di Gesù, è diametralmente opposto a quello dei discepoli che fanno semplicemente domande per un’accusa. Egli si china sulla sofferenza umana e ci dice che il desiderio per noi da parte di Dio è sempre quello della cura per la vita.
  • Di fronte al male noi umani, cerchiamo una spiegazione, di puntare il dito contro la colpa e il colpevole. Gesù invece non propone nessuna spiegazione per quella cecità, e “risponde” mettendosi prontamente ad operare perché quel male possa essere rimosso da quella persona, e che in lui trionfi la vita che Dio desidera.
  • il “fare del fango”, ci ricorda due cose: l’uomo è tratto dalla terra… ma è vivificato dall’alito, dal soffio divino. Il creatore è anche il redentore, colui che ha pensato e poi posto in essere l’uomo con la sua parola, ora ed è capace anche di rigenerarlo, con un gesto visibile a tutti, un gesto del cielo che nuovamente tocca la terra.
  • la richiesta di Gesù di fare anche uso dell’acqua della piscina, ci ricorda il battesimo: aggiungere il segno/sacramento dell’acqua e del fatto che il cieco debba andare, o meglio essere portato, li a lavarsi … indica come l’uomo deve accettare l’azione salvifica di Dio, attivandosi per quanto gli compete in quanto anche egli deve essere parte della sua salvezza. Il segno di lavarsi è accettare il dono che in noi sia tolto il peccato, anche tramite l’uso delle realtà e mediazioni terrene, a cui l’acqua appartiene.
  • Quando il cieco poi viene interrogato riguardo a quanto sia successo, egli senza rendersene conto, fa un discorso in difesa di Gesù, e senza saperlo sta crescendo nella fede. L’esito di questa apologia è fallimentare, egli non ottiene nessuna conversione da parte degli accusatori, che anzi lo cacciano fuori. Ma ecco che l’inconto più importante della sua vita sta per ripetersi! Egli può cosi affermare consapevolmente la sua fede.
    Le tappe sono graduali. Prima Gesù è uno che guarisce il corpo: è semplicemente “l’uomo chiamato Gesù (v. 11), poi riesci ad affermare di lui “è un profeta” (v. 17), e ancora che non è un semplice uomo di questo mondo ma è “uno che viene da Dio” (v. 33). Poi arriva il riconoscimento biblico: egli è “il Figlio dell’uomo” (v. 35). e finalmente la fede culmina nel riconoscerlo come il Kýrios (v. 38), il Signore. Ecco allora l’atto di adorazione, che si può fare solo a Dio, e questo atto rende finalmente, vedente in maniera eccelsa, questo povero uomo, che nello stesso giorno ha ricevuto la vista degli occhi e del cuore.
  • Sembrava che la ricerca della identità/verità sul misterioso guaritore fosse un processo in mano ai giudei, un processo che essi avevano aperto contro Gesù.
    Non si trattava di accertare la verità, o come diciamo noi, “di fare luce”. Tutt’altro. Essi sono nelle tenebre più fitte. Anzi essi sono proprio quelle tenebre, di cui all’inizio del vangelo di Giovanni si dice che “non accolsero la luce vera”.

E allora il vangelo si conclude in maniera inversa: è Gesù che decreta la verità. Egli è il vero e unico giudice perché “solo chi ama vede”. Chi ama penetra la realtà e la sa interpretare.
I ciechi non sono allora per il Vangelo di Giovanni quello che non possono fisicamente vedere, ma quelli che spiritualmente credono di poter vedere, mentre in realtà non vedono nulla perché non si accorgono della presenza di Dio su questa terra. Il peccato degli avversari di Gesù rimane perché non vedono, non riconoscono Gesù in mezzo a loro.

Chi invece come il cieco nato ha il cuore aperto, pronto ed umile (è il cuore, il vero organo con cui si “vede”) comprende pian piano chi è Dio nella sua vita.

Non resta allora che chiederci: e noi che ascoltiamo questo vangelo? siamo per caso anche noi “ciechi nella fede” come gli avversari di Gesù? riusciamo a vedere nella figura di Gesù, il nostro Maestro, la nostra luce, e infine, il nostro Signore?