Vegliate per essere pronti al suo arrivo. Commento di P. Francesco Guerra al Vangelo della 1a Domenica di Avvento (27 Novembre 2022)

Dal Vangelo secondo Matteo 24,37-44

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata. Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».

Omelia

Vegliate per essere pronti al suo arrivo. Iniziamo oggi il tempo di Avvento. Avvento significa arrivo, venuta. Per noi cristiani liturgicamente sono le quattro settimane della preparazione al Natale. Quindi da una parte ci prepariamo spiritualmente a ricordare la sua nascita di 2000 anni fa. Però nello stesso momento teniamo presente anche la futura venuta di Gesù nel tempo finale.

Infatti nel Vangelo che ci viene proposto questa domenica Gesù parla principalmente del suo ritorno finale quando verrà a portare a compimento il Regno di Dio e tutti lo vedranno venire come Figlio dell’uomo sulle nubi del cielo. Ma ci ricorda anche che ci sarà per ciascuno di noi, al momento della morte, un incontro personale: infatti “due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata”.

Noi discepoli come dobbiamo vivere questo tempo presente? Con uno sguardo al passato ricordando il Natale di Gesù a Betlemme, ma soprattutto considerando il nostro prossimo incontro personale con lui, sapendo che nessuno di noi conosce l’ora in cui Gesù tornerà a prenderci per portarci con lui in quel posto che già ci ha preparato. Non come ai tempi di Mosè in cui pensavano solo a mangiare, bere e divertirsi, ma vigilando nella preghiera e operando il bene intorno a noi, così che l’incontro con Lui non è qualcosa da temere, ma da desiderare con gioia e speranza.

San Paolo della Croce scriveva a una signora preoccupata della morte: “Perché teme tanto la morte? Eh via! Discacci tal timore; si fidi di Dio perché la sua morte sarà un principio di eterna vita che non finirà mai nel santo Paradiso, dove canteremo insieme le divine misericordie” (Lett. III,331).