Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno (di p. Marco Staffolani, IIIa domenica di Pasqua anno B)

Le apparizioni del risorto sono motivo per riformulare il nostro pensiero sul corpo e sulla creazione di Dio. L’esperienza del limite e della morte (delle cose in generale, e della morte dei nostri cari in particolare) ci fa pensare il nostro corpo con una data di scadenza, come se questa fosse l’ultima verità del nostro esistere. Il tempo ci sembra sempre troppo breve, i nostri progetti sempre troppo larghi e mai finiti. Ma Dio ci stupisce con la risurrezione del suo Figlio: il corpo assunto nell’Incarnazione, è diventato glorioso!

La verità è che Dio aveva già pensato il corpo per l’eternità: con il suo Figlio Risorto supera gli effetti negativi causati dai no umani che portavano la persona e il suo corpo, alla morte. L’amore che fa risorgere, però, dona una vita abbondante, che continua quella precedente (Gesù mangia come faceva prima, e mostra tutte le piaghe gloriose che testimoniano la scelta della Croce) e inizia quella futura (Gesù salirà al Padre, a prendere il posto che aveva da sempre, avendo adesso anche il titolo di Signore di tutte le cose, perché in lui tutto è salvato, redento, compiuto e ricapitolato).

La vittoria di Cristo, paradossale perché avviene attraverso la croce, ci fa comprendere che Dio è verace e fedele, e che se anche ci chiede di passare per il buio più fitto, e per le sofferenze più grandi, egli che è la Luce ci farà risorgere a vita nuova ed eterna. Come si compirono le Scritture con la storia di morte e risurrezione di suo Figlio, cosi nella fede si compirà la nostra storia di credenti: non saremo abbandonati nella polvere, perché Dio si è rialzato dalla polvere e noi lo saremo con Lui.

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