Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura (Domenica di Ascensione, Anno B, p. Marco Pasquali)

Con queste parole si conclude il Vangelo di Marco, pensato per accompagnare i catecumeni, coloro che si preparavano a ricevere il battesimo e quindi a essere testimoni di quella “buona notizia” che hanno incontrato e che ha cambiato loro la vita, in mezzo ad una società, spesso a loro ostile. Mi sembra quasi di sentire una voce fuoricampo che grida “oggi siamo tornati a quei tempi!” che fa voce a tutti quei cristiani che si sentono messi in un angolo in questa società, che sfacciatamente li ignora. In realtà nessuna società è mai stata compatibile con chi testimoniava la Parola di Dio, ne quella di oggi considerata laicista, ne tanto meno quella teocratica di qualche decennio fa. Basti ricordare la censura che cercato di oscurare un Don Milani avvenuta all’interno di quella società in cui “non si poteva non essere cristiani”. La persecuzione non è occasionale, sporadica, operata da qualche manifesto od occulto regime, ne tantomeno da qualche complotto di natura diabolica. Un regista direbbe che quelle forme sono solo un MacGuffin, un espediente che si trova nella scena del mondo, ma che determina solo la forma degli eventi, ma non ne è la causa. Il vero motivo è teologico: il Regno di Dio non è raggiungibile dalle sole forze umane, pertanto le sue caratteristiche saranno sempre eccedenti rispetto al mondo e a qualunque società. E’ vero che oggi alcune consapevolezze sulla dignità dell’uomo e della vita in generale ci rendono fieri e le sentiamo come nostre conquiste, ma l’arrivo del COVID ha palesato che sono importanti solo se ci vedono loro beneficiari; basta che dobbiamo sacrificare anche una minima cosa perché siano assicurate a tutti ed ecco che falliamo miseramente. In realtà avremmo potuto rendercene conto anche prima riflettendo sul fatto che questi valori erano a beneficio di solo ad una minima percentuale della popolazione mondiale. Eppure questo non ci toccava: è dovuta arrivare la pandemia a bussare alla nostra porta per renderci consapevoli della nostra miopia. Questo significa allora che il cristiano che vuole vivere la sua condizione nel mondo è destinato alla stessa tragica sorte di Cassandra, condannata ad annunciare la verità e a non essere creduta? Il mistero dell’ascensione di Gesù ci dice l’esatto contrario. La nostra parola ed il nostro agire umano, nel momento che rendono visibile il dire e il fare di Gesù, sprigionano una forza efficace, cioè che cambia la realtà che incontra e questo è legato al fatto che Gesù è ora assiso alla destra del Padre. Infatti c’è un uomo che condivide con il Padre la sua potenza, che non solo non ha smesso di essere tale, ma che – come troviamo detto in questi versetti – resta solidale con tutti i suoi discepoli continuando ad agire insieme con loro. La forza della Parola non è però legata alla “bravura” dei discepoli, i quali restano semplici uomini e come tali non possono “tirar giù” Dio dal luogo in cui abita; piuttosto è legata al fatto che Gesù accendendo al Padre ha portato con sé tutto il mondo creaturale che ora è in comunione con Dio attraverso la sua persona.