Si mise ad insegnare loro molte cose. (XVI domenica del T.O., di P. Marco Pasquali)

Chi lavora in un’azienda conoscerà bene il termine “Status Update Meeting”; un incontro dove tutti i gruppi che la compongono aggiornano il responsabile su quello che hanno concluso fino a quel momento. E’ quello che accade in questa scena tra Gesù, che aveva inviato gli apostoli, e loro che tornano dopo la missione. Le parole di Gesù rivelano che non è soddisfatto di quanto stanno riferendo perché le sue parole suonano come “venite un po’ da parte, calmatevi un po’ che vi debbo dire qualcosina”. Qualunque dipendente davanti a tali parole si preparerà in cuor suo ad una bella ramanzina da parte del capo. Quale è il problema? Nei versetti precedenti viene detto che Gesù invia i dodici con la funzione di annunciare – per la quale usa il verbo κηρύσσω dal quale viene la parola kerigma – in modo da convertire le persone, mentre loro tornano dicendo che hanno fatto altro: usano infatti la parola διδάσκω che significa insegnare, una operazione che Gesù riserva solo per se. Si tratta di due azioni molto diverse: la prima riguarda testimoniare con la loro vita quello che hanno sperimentato, cioè che in Gesù Cristo il Regno di Dio si è già manifestato sulla terra e i segni prodigiosi che compivano confermavano la presenza di qualcosa di nuovo che stava accadendo nella storia.

Insegnare significava invece partire dalla Torah, cioè dalla Rivelazione di Dio nell’Antico Testamento, e mostrare come vivere in comunione con lui. La cosa curiosa è che, di fronte praticamente alle stesse persone, quando ha insegnato Gesù ha avuto poco successo, loro invece molto. E’ chiaro che non hanno insegnato le stesse cose; è molto facile infatti che hanno trasmesso quell’idea del Dio schiacciasassi che avrebbe restaurato la grandezza di Israele, cominciando con l’annientamento dei suoi nemici, in linea con le aspettative del popolo. Pur nelle migliori intenzioni i discepoli non hanno veicolato l’immagine di un Messia crocifisso, che è invece quanto sta cercando di fare Gesù. Ecco che Gesù non si mette a rimproverarli più di tanto, perché sa bene che è un compito per ora al di fuori della loro portata; li lascia infatti sulla barca e da solo scende da essa per insegnare lui in prima persona.

Ecco allora che di fronte alla Rivelazione della Parola di Dio, contenuta nella Sacra Scrittura, dobbiamo sempre essere cauti e leggerla sempre “insieme a Gesù”, sempre come conferma della sua persona, un’operazione possibile solo se pieno dello Spirito Santo. Ecco la necessità di lavorare su noi stessi per essere autentici Tempi dello Spirito, cioè dimore dove lui si sente a suo agio e può lavorare liberamente; ma dal momento che lo Spirito viene effuso su una comunità e non su singoli, ecco che va sempre verificato in una lettura ecclesiale con la chiesa di oggi e del passato.