Prese a mandare gli apostoli a due a due (Commento alla XV domenica del T.O., di p. Francesco Guerra)

Qualche tempo prima Gesù, fra i suoi discepoli, ne aveva scelti Dodici, “che chiamò apostoli, perché stessero con lui e potesse inviarli a predicare col potere di scacciare i demòni” (Mc 3, 14-15).

Li aveva voluti con sé proprio perché avessero la possibilità di stare con lui, ascoltarlo e condividere con lui la missione di evangelizzare il popolo.

Ora è giunto il momento che essi vadano. Apostoli significa inviati. Essi non vanno con la propria autorità, né vanno perché sono buoni o capaci. Vanno con l’autorità di Gesù e nel suo nome. Questo ci permette di capire le condizioni con le quali Gesù li invia e che ci potrebbero sembrare strane, non consuete.

Vanno a due a due, perché vanno nel nome di Gesù. Prendono solo l’indispensabile per il viaggio, perché non si devono fidare delle loro sicurezze, ma soltanto di Gesù e del suo vangelo. Accettano l’ospitalità in quanto suoi inviati e fino a quando saranno accolti, altrimenti dovranno proseguire per evangelizzare altrove. La loro missione è la stessa che Dio Padre ha affidato a Gesù: predicare la conversione, scacciare i demoni e guarire gli ammalati. Questi ultimi sono i segni concreti che il Regno di Dio è giunto con la su grazia e potenza salvifica.

Questa stessa missione Gesù la affida oggi anche a noi. Domandiamoci: come Chiesa, come cristiani, stiamo portando il seme del vangelo in questa società? Siamo segni efficaci di salvezza in questo mondo, mostrando che Dio opera per mezzo di noi tra gli uomini e le donne di questo tempo?

Buona domenica!