Trovare la vita in Gesù – 3 Settembre – di Marco Staffolani
Seguire Gesù può essere impegnativo, ma la direzione è sicura. Egli è l’unico che imposta la rotta “oltre la morte” verso il Padre.
Il vangelo di oggi continua la lettura di domenica scorsa, in cui Pietro faceva la bella figura, ispirato “dallo Spirito Santo” nella volontà del Padre, a vedere in Gesù il Messia prefigurato dalle Scritture, il Figlio del Dio vivente.
Oggi, invece, la bella figura non c’è. Anzi. Pietro si svela per i suoi limiti, che non riescono a pensare tale messia come un messia sofferente e non glorioso.
C’è un travaglio che Gesù dovrà affrontare per arrivare a quella gloria che a Pietro era stato concesso di proclamare.
Si tratta di affrontare prima un pathos, cioè una passione, di crederci con tutto se stessi, fin pure a dare la vita. A Gesù è chiesto di credere fino in fondo al Padre. Ad ogni discepolo è chiesto di credere fino in fondo a Gesù.
Tale pathos di Gesù, e in cascata anche per i discepoli, non è una prova fine a sé stessa. Essa trasforma nel profondo. Crea un legame imperituro con Colui nel quale si crede. Per Gesù si tratta di legarsi con tutta l’umanità, divenire quel servo sofferente e redimente prefigurato nei carmi di Isaia. Per tutti gli altri uomini, cioè per ogni discepolo del regno dei cieli si tratta di trovare la vita per causa di Gesù.
Gesù diventerà al contempo il giudice universale, che può giudicare sulla morte di ogni essere umano (avendola attraversata Personalmente con la sua morte umana) e sulla vita di ciascuno (perché la riceve nuovamente in abbondanza dal Padre nella sua Risurrezione e la può donare a chi vuole).
Riprendiamo allora il cammino di fede. Non ci scoraggiamo se alle volte ci giudichiamo noi stessi in base alle nostre mancanze e insufficienze rispetto alla perfezione d’amore che Gesù chiede. Proviamo a dare tutto, perché di dona tutto, riceverà da Dio molto di più.