Per la salvezza del mondo!

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 3,13-17
 
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:
«Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».

Parola del Signore.

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https://youtu.be/DFLvh0I7RP4

Commento

Se Jeshua significa proprio “Dio è salvezza”, noi che ci diciamo cristiani e quindi discepoli di Gesù di Nazareth, dobbiamo aver chiaro che cosa si intende con questo termine. Infatti quello che intendiamo noi occidentali differisce dal significato che gli dà la Bibbia e quindi la rivelazione. Per noi “salvare” significa mettere al sicuro, al punto che è un termine che troviamo nel mondo informatico quando dobbiamo “salvare” il documento su cui stiamo lavorando in modo che quando spegniamo il computer possiamo ritrovarlo. E’ un termine che usiamo innanzi ad un pericolo, di fronte al quale invochiamo un auto perché quello che riteniamo prezioso – prima fra tutto la nostra vita – possa essere al sicuro. Ma visto che la nostra società ha trovato tutta una serie di stratagemmi per non farci pensare alla morte, che invece continua ad essere una minaccia continuamente alle nostre calcagna, non ci sentiamo più bisognosi di “salvezza” e quindi finiamo per relegare Gesù ad una sorta di pronto soccorso a cui ci si rivolge sono in alcuni momenti di pericolo. Ma il bisogno di vita che abbiamo dentro eccede i paletti esistenziali in cui viviamo e ci pone di fronte a quel bisogno di salvezza a cui far riferimento la Bibbia. Infatti per gli ebrei la salvezza è sinonimo di “liberazione”: passaggio da una condizione dove non si riesce ad esprimerne le potenzialità che abbiamo come uomini perché prigionieri di qualcuno o qualcosa. Ma ancora di più, il termine יְשׁוּעָה  (salvezza) viene dalla radice יָשעָ che significa “fare spazio”, perché lo scopo della liberazione non è quello di salvare il possibile, ma vivere una vita piena; il vangelo infatti quando usa la parola αἰώνιον per qualificare la vita offerta da Dio, lo traduciamo con “eterna” ma non intende alludere ad una esistenza “senza fine”, ma “piena di tempo”. Sembrerebbe allora che il nostro bisogno sia allineato con offerta che Dio viene a farci, allora perché sembra così difficile abbracciare questa salvezza? Il motivo è proprio il punto di accesso di questa pienezza: se per noi sembra sensato “accumulare” per essere pieni, la croce ci parla di “svuotarsi” dei beni e di sé stessi. In questo senso Dio ci indica una strada che è “stoltezza per i filosofi”. Eppure è solo la croce, ed in particolare solo quella di Cristo, ad essere la scala che collega il cielo e la terra. Ecco la necessità della fede, che è prima di tutto un abbandono fiducioso all’azione di Dio, che non solo ci farà “sperimentare” in prima persona l’efficacia di questa strada, ma ci rivelerà il mistero di Dio che è amore che si dona, al punto che solo questo modo di essere può essere il terreno su cui intrecciare la comunione con Lui.