Se il chicco di grano caduto in terra muore, produce molto frutto! (di P. Marco Pasquali 5a Domenica di Quaresima B)

In quel “vogliamo vedere Gesù” si può ritrovare il desiderio di salvezza tipico di ogni uomo che insegue una vita veramente degna di essere vissuta. Infatti Jeshua significa proprio “Dio salva”, cioè dischiude all’uomo quelle possibilità che porta nel cuore. Ci rivolgiamo allora a Gesù di Nazareth perché questo nome veicola qualcosa di buono e grande.

La sua fama – almeno per noi occidentali – è grande: per qualcuno era un grande uomo, per altri Dio stesso, per i cristiani entrambe le cose. Come aveva capito bene Giovanni è allora centrale chiarire meglio le caratteristiche di questa sua fama. La parola greca che veicola questo concetto è doxa che in significava soprattutto “opinione”. La Bibbia la usa sottolineando il significato meno letterale del termine, riferendosi alla “opinione che la gente ha su un qualcosa”, cioè quella che chiamiamo “fama”, “onore” o “prestigio”. Quando viene riferita a Dio traduce la parola ebraica Kabod, che, sempre accompagnato da verbi come vedere e apparire, si riferisce non all’essenza di Dio, ma alla manifestazione della sua grandezza, che ha sì la caratteristica di essere magnifica, ma al tempo stesso è un’esperienza che seppur limitata nel tempo, lascia una traccia profonda. Nelle traduzioni allora la incontriamo indicata con il termine “gloria” in quanto manifestazione della grandezza Dio, che qui si concentra per prima cosa sulla persona di Gesù.

S. Ireneo giustamente ci fa notare però che questo non si limita a Gesù preso nella sua singolarità, ma a tutti gli uomini che si lasciano condurre e rinnovare nello Spirito. Non solo, ma in questo passo Gesù spiega anche il momento in cui sarà massima la manifestazione di questa sua gloria, cioè quando egli. che è la traduzione visibile della grandezza di Dio, sarà innalzato da terra, cioè quando sarà sulla croce. In quell’occasione sarà evidente il tipo di “fama” che Dio vuole per sé: non una potenza che schiaccia e impone, ma una presenza accogliente ed invitante aperta alla conciliazione e al perdono. Allora il problema non è tanto nel vedere Gesù, ma nel saperlo riconoscere visto che la gloria di Dio – che egli rappresenta – si scontra con il nostro concetto di gloria, cioè il voler essere grandi e potenti, piuttosto che crocifissi per amore e la salvezza degli altri.

E dunque la proposta del di essere come un chicco di grano: che seppur muore porta molto frutto!