Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio (di p. Francesco Guerra)

Tre minuti di Vangelo 18 ottobre, domenica, 29a settimana del Tempo Ordinario

Dal Vangelo secondo Matteo 22,15-21

Anche in francese, e in portoghese.

In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi. Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio.

Nelle precedenti domeniche abbiamo ascoltato delle parabole nelle quali Gesù rivolge dei rimproveri ai capi religiosi, cioè i sommi sacerdoti, i maestri della Sacra Scrittura e i farisei, perché lo rifiutano come Messia inviato da Dio Padre.

Ora essi cercano di coinvolgere Gesù sul terreno politico per aver modo di accusarlo di fronte all’autorità romana e coinvolgono dunque i sostenitori di Erode, a cui la religione interessava ben poco ed era favorevole al potere romano.

Interrogano Gesù sul fatto se sia giusto o meno pagare ai romani la tassa di un denaro pro capite da parte di ogni maschio adulto. Teniamo presente che gli ebrei a quel tempo pagavano già la decima di ogni loro provento per il Tempio e pagare la tassa ai romani equivaleva implicitamente riconoscerne il potere.

Gesù conosce tutti i sotterfugi dei suoi oppositori e li svela apertamente: “Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo”. E alla loro risposta sulla immagine di quella moneta, cioè l’imperatore Tiberio Cesare, proclama un principio che va aldilà della disputa corrente e vale non solo per quel tempo, ma rimane nella storia religiosa di sempre: la chiara distinzione fra i poteri politici e quelli religiosi. Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio.

Tuttavia la risposta di Gesù ai suoi interlocutori intendeva riaffermare che lui è venuto a predicare il regno di Dio, questa è la prima cosa che i suoi seguaci cercano di vivere, sapendo nello stesso tempo che vivono su questa terra e contribuiscono a renderla migliore e più vivibile, per il bene di tutti.

Il cristiano cerca il primato della vita di Dio e contribuisce al bene comune sia quando c’è una monarchia, sia nella democrazia e anche sotto una dittatura, nella giustizia e nella verità.

Giovanni Battista diceva alla gente che andava da lui: «Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto». A gli esattori delle tasse diceva: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». E ai soldati: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».

Giustizia ed equità.