Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Va domenica di Pasqua, 15 Maggio 2022, commento di Serenella Del Cinque.

Questa domenica Gesù ci parla di gloria e di amore. Quando Giuda esce, nella notte, Gesù dice: Adesso il figlio dell’uomo è stato glorificato (Gv 13,31). La Gloria di Dio, la sua essenza, è il suo amore.  Gesù ama Giuda senza condizioni, si dona a lui. Questa è la gloria di Dio: amare incondizionatamente. Gesù ama Pietro, che lo rinnega e Giuda che lo tradisce, ama ciascuno di noi, gratuitamente. Ci ama con combattiva tenerezza (cf. Francesco, Evangelii gaudium, 85).

A questo punto gli altri Vangeli contengono il racconto dell’Eucaristia. Giovanni, invece, inserisce il comando dell’amore: Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri (Gv 13,34). Non un obbligo, un dono, il dono più grande che Dio ci fa: ci comanda di essere come Lui, che è Amore.

In questa domenica Papa Francesco canonizzerà 7 beati. Tra questi ci sarà fratel Charles di Foucauld. Nell’enciclica Fratelli tutti il Santo Padre scriveva di lui: «Voleva essere “il fratello universale”. Ma solo identificandosi con gli ultimi arrivò ad essere fratello di tutti. Che Dio ispiri questo ideale in ognuno di noi» (287).

Fratel Carlo in una meditazione su questi versetti del Vangelo di Giovanni si rivolgeva a Gesù:

«Amatevi gli uni gli altri… Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato… Non solamente ci ripeti e ci ripeti queste parole, ma le dici con una solennità che non dai forse a nessun’altra: Ecco che vi do un comandamento nuovo. È come il comandamento distintivo del Nuovo Testamento che stabilisci in questa notte suprema: È da questo che si riconoscerà che siete miei discepoli. È come il tuo testamento, è la tua raccomandazione suprema: è un nuovo comandamento, nuovo per l’insistenza con la quale lo raccomandi, nuovo per l’estensione che gli dai: amare gli uomini come tu li hai amati, nuovo per l’importanza che gli dai: Si riconoscerà da questo che siete miei discepoli, nuovo per la solennità con la quale lo stabilisci, facendo di esso il tuo testamento supremo, l’espressione della tua ultima raccomandazione.  

Amiamo Dio che ci ama fino a donarsi, affidarsi, consegnarsi, abbandonarsi a noi totalmente, donandoci il suo corpo e la sua anima per possederli pienamente, unirli al nostro corpo e alla nostra anima, averli in noi in un possesso perfetto…  Dio che ci ama fino a dircelo e dichiararcelo con termini di una dolcezza infinita…

Amiamo il prossimo poiché Dio lo ama a tal punto che ci dice che è dall’amore che avremo per lui, che si riconoscerà che siamo suoi discepoli…  Amiamolo poiché è il testamento supremo, la raccomandazione suprema che ci fa il nostro Amato…» (Charles de Foucauld, Meditazione 482)