Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini (di P. Marco Pasquali) (IT-PT-FR-ES)

Domenica 24 gennaio III domenica del tempo ordinario.

Con l’essenzialità che gli è tipica Marco riassume in poche righe la missione a cui sono chiamati tutti loro che si riconoscono come discepoli di Gesù. A differenza degli altri rabbì del tempo non sono i discepoli a scegliere, ma è il Maestro. Questo non tanto per attuare una selezione pe definire un elite che si differenzi dal “mucchio”, ma per ricordare un dato fondamentale: non siamo noi a scegliere Dio, ma è lui che sceglie noi.

La nostra elezione a Figli di Dio non è nelle mani dell’uomo, ma è un dono gratuito che giustifica poi l’agire di Dio che ci dona grazia su grazia. E’ un atto non necessario nei nostri confronti e proprio per questo ricolmo di amore che liberamente vuole il nostro bene in quanto tale. Marco poi caratterizzerà la forma del discepolato ricorrendo alla metafora della pesca. Gesù ricorrendo a questa immagine sembra voler dire “se prima il vostro lavoro era quello di pescatori ora è quello di essere miei discepoli”. Per prima cosa il tipo di pesca che facevano nel lago era più che un lavoro: era uno stile di vita.

Si pesca di notte, quando i pesci salgono verso la superficie, per cui questo fatto da la forma al resto della giornata: di notte si lavora, di giorno si dorme e si fanno lavori per prepararsi all’attività notturna. I pasti, le relazioni sociali e tutti gli aspetti della vita sono condizionati da questo fattore.

Così l’essere discepoli di Gesù non è qualcosa che si attua a qualche aspetto o a qualche occasione della vita, ma investe tutta la persona diventando uno stile di vita. Ma la metafora definisce anche il tipo di azione che debbono svolgere. Infatti Gesù spinge la metafora ulteriormente paragonando i pesci agli uomini: a differenza di quella con la canna, la pesca con le reti presuppone che siano i pescatori a muoversi per scovare il pesce.

Una volta individuato dovranno tirarlo fuori dall’acqua, oggi diremmo: “farli uscire dalla loro confort-zone”. A differenza dei pesci l’acqua non è un ambiente in cui l’uomo può vivere a lungo, per cui “pescarli” significa rimetterli in una ambiente a loro favorevole in modo che poi possano essere liberi di essere sé stessi. Certo non è un’operazione facile perché avviene di notte e in condizioni avverse, ma proprio per questo Gesù chiama a coppie: essendo infatti un’opera di liberazione e di rinascita c’è bisogno di una comunità che se ne preoccupi.

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