Sappiate che egli è vicino. Di Marco Pasquali 14/11/2021 XXXIII domenica del T.O

Molti di noi ricorderanno ancora quelle occasioni in cui i nostri genitori per cercare di vivere le nostre infantili ostinazioni o capricci ricorrevano a figure spaventose – dette spauracchi – come “L’uomo nero” o “la gatta mammona”, per riuscire a domare questi comportamenti. La loro efficacia nasceva dal fatto che in realtà non inculcavano delle paure, ma davano un volto a quelle paure che erano già dentro di noi.

Sebbene hanno un’efficacia immediata, il loro uso prolungato però rischia di creare un continuo senso di soggezione, rischiando di presentare il mondo esterno come qualcosa di cui avere paura, bloccando nei bambini la voglia di esplorarlo. Eppure le fiabe classiche sono piene di questi elementi, ma c’è una differenza.

Chesterson diceva infatti: “Le fiabe non insegnano ai bambini che i draghi esistono, loro lo sanno. Le fiabe insegnano ai bambini che i draghi possono essere sconfitti”. Possiamo dunque applicare questo discorso alle parole di Gesù. Questo lungo discorso, non ha lo scopo di spaventare. Anzi intende proporre un messaggio di speranza. Nei versetti precedenti si parla di un giorno caratterizzato da una grande tribolazione a cui tutti gli uomini saranno soggetti. Ma pensate per forza che quel giorno debba cadere per tutti nella stessa data?

Chi ha perso un figlio lo ha già conosciuto. Si tratta di quel realismo di cui il Padre Nostro è pieno e che – grazie alla nuova traduzione più fedele al senso originale – ci fa pregare il Signore di “non abbandonarci nella tribolazione” e di liberarci dal male? Che dire allora di questi sconvolgimenti cosmici?

Quando da bambini ci siamo visti spostare tutti mobili della stanza, cambiando così le coordinate ed i riferimenti del nostro mondo, per accogliere il fratellino che stava per nascere, era un segno della fine di quel mondo o dell’arrivo di un dono eccezionale?

Questo è dipeso da quanto siamo stati preparati a vivere questo passaggio e dalla capacità di accogliere questa novità piena di promessa. Di fatto c’è sempre un qualcosa da dover lasciare, sebbene in vista di un bene più grande.

Da bambini non si ha quella visione di insieme che si ha invece da adulti: difficilmente si riesce a caprie che tra qualche anno comunque avremmo abbandonato quei giochi e quegli spazi, che sperimentavamo come sottrarti, mentre al loro posto ci sarebbe stato un essere che per l’eternità rimarrà accanto a noi che chiameremo fratello.

Come i genitori ci debbono aiutare ad allargare la nostra prospettiva verso questa novità, assicurandoci che ci saranno loro a sostenere questo processo di cambiamento, così accade con Gesù che assicurerà la sua assistenza in questo doloroso passaggio verso il suo Regno.