Dio ha mandato il Figlio perché il mondo si salvi per mezzo di lui. di P. Francesco Guerra.

(IV domenica di Quaresima Anno B)

Gesù aveva già affrontato con Nicodemo il tema del rinascere per la grazia dello Spirito santo, argomento che Nicodemo aveva compreso poco e che anche molti cristiani probabilmente capiscono poco con la mente e poco vivono nell’anima.

Gesù non si sofferma a dare troppe spiegazioni, ma continua affermando che egli è disceso da Dio Padre e sarà innalzato nuovamente indicando tutto il tragitto della missione che il Padre gli ha affidato: cioè quello della nostra salvezza, per questo è venuto: per darci la vita e la luce vera quella che illumina il cammino più autentico della nostra vita. Ma spesso Gesù viene rifiutato perché gli uomini amano più le tenebre che la luce, le tenebre della disonestà e del tornaconto personale. Tuttavia questo non impedisce a Gesù di compiere la propria missione.

Però la missione lo porterà ad un innalzamento del tutto particolare: sarà innalzato sulla croce prima di innalzarsi di nuovo in cielo accanto al Padre suo.

Egli porta come simbolo del cammino che ha davanti quello del serpente di bronzo innalzato da Mosè, quando nel deserto del Negheb gli ebrei furono morsi da serpi velenosi. Chi guardava a quel serpente veniva guarito.

Il verbo Guardare qui ha un significato preciso: vuol dire guardare con fede, cioè credere.

Chi crede a Gesù morto e risorto per noi viene salvato.

Perché è stato necessario che Gesù morisse in croce? Non potevamo essere salvati da Dio Padre in altro modo?

È questa una domanda più teorica che reale: quante volte Dio aveva mandato profeti e persone sante a parlare in suo nome e erano stati ascoltati.

È solo l’amore che si sacrifica fino a dare la propria vita che ci può commuovere e convincere, e questo Gesù lo ha fatto.