Sforzatevi di entrare per la porta stretta. Commento di p. Giuseppe Adobati al vangelo della XXI domenica T.O. (Anno C) 17 Agosto 2022

Signore sono pochi quelli che si salvano? Questa è la domanda che viene posta Gesù mentre è in cammino verso Gerusalemme. E’ una domanda che esprime un interesse nei confronti della salvezza e sembra anche ben intenzionata, ma appare limitata per il modo con cui si concepisce la salvezza.

La salvezza è pensata come qualcosa di cui, innanzi tutto, noi possiamo discutere o di cui possiamo
anche parlare come se si trattasse di una questione esterna, come se fosse una questione che ci può riguardare sì o no.

Invece Gesù ci fa capire che la salvezza è una questione urgente per tutti. Quindi essere salvi o no, è un problema di tutti, entrare in comunione con il Signore oppure no, è una scelta di tutti e quindi non si può stare a guardare se sono pochi e tanti.

L’altro errore di questa domanda è il fatto che dice “Si salvano….” quasi a dire che siamo noi a decidere di salvarci o quasi che da soli possiamo ottenere questa sorta di auto giustizia, auto completamento. Sappiamo invece che è Cristo che ci salva, ed è proprio quel Cristo, quel Gesù che, dice il vangelo, stava camminando verso Gerusalemme per portare a compimento la salvezza, per offrire a noi sulla croce, con la sua morte e resurrezione, la possibilità di essere riconciliati con il Padre.
Ed ecco allora che questa “domanda sbagliata” ci riconsegna la risposta di Gesù che ci invita a entrare per la porta stretta, che in fondo è la consapevolezza del nostro bisogno di essere salvati, fare i conti con il nostro peccato, con la nostra pochezza, col nostro bisogno di essere redenti, di uscire dalla presunzione di essere sufficientemente bravi e buoni da poter addirittura guardare gli altri, quasi a dire se sono tanti, o se sono pochi, se lo meritano o non lo meritano!

Dobbiamo stare invece nell’atteggiamento di chi china il capo a guardare se stesso e pensa alla propria necessità di essere salvato. Allora entra invocando la salvezza da Dio. Si mette nell’atteggiamento del pubblicano che chiede “abbi pietà di me”. Tutto questo ci dice del mistero di Dio che salva coloro che si riconoscono umili. Il rischio è quello invece di credere di pensare di non aver bisogno di salvezza.

Il nostro fondatore, San paolo della croce, era un grande padre spirituale, un grande direttore di anime e più volte lui confratelli o anche a darci consigliava di vivere le fatiche, l’aridità spirituale, ma anche le difficoltà della vita con un atteggiamento di sottomissione, di fiducia e di accoglienza della volontà di Dio perché in questa maniera da una parte, si entrava in questa porta stretta del limite umano e dall’altra si poneva la nostra vita nelle mani di Dio che effettivamente è l’unico Salvatore.