Ritornare dalla morte… Commento (Young) di Marco Pasquali al Vangelo della XXVI domenica del T.O. Anno C 25 Settembre 2022

Frase chiave “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”

Tale è il desiderio di sconfiggere la morte, il vero nemico dell’uomo, che nonostante il bagno di iper-razionalità del 900 il nostro immaginario è pieno di esempi che cercano di sbirciare il mistero di quello che si cela “al di là” cercando però di comprenderlo con le categorie che abbiamo al di qua. Così ci troviamo oramai in compagnia di figure che cercano di rappresentare chi è tornato dalla morte, alcune poco rassicuranti come quella degli Zombie, dove il corpo continua a funzionare come una macchina semovente animata solo da quegli istinti primordiali che hanno caratterizzato quelle persone quando erano in vita, quasi che quella ne fosse l’essenza, come abbiamo visto nella produzione di George Romero che li vede prendere i carrelli e fare la spesa ai centri commerciali. Al lato opposto poi troviamo James e Lily Potter i genitori del maghetto Henry, che in quasi ogni suo film, intervengono direttamente a salvarlo (come nel suo primo scontro con Voldemort quando le bacchette entrano in risonanza fanno da scudo permettendo al figlio la fuga) o indirettamente come loro proiezione frutto del famoso incantesimo Incanto Patronus che lo proteggeranno dai Dissennatori. Ecco che appaiono come figure ultraterrene a risolvere problemi terresti. In mezzo a questi due poli troviamo una figura meno “astratta” e più simile al passo evangelico, all’interno del buon vecchio Games of Thrones – o il Trono di spade se preferite -, anche se in un segmento di trama al di fuori della penna del suo creatore George R. R. Martin. Si tratta ancora del nostro Jon Snow che viene riportano in vita da dopo che è stato tradito e ucciso dai suoi compagni: raccontata così la somiglianza con Gesù è palese. Come la resurrezione di Gesù è stata in qualche modo “preparata” da quella di Lazzaro, così quella di Jon era stata presupposta dalla presenza dei sacerdoti del Dio del fuoco: avevamo già visto come Thoros di Myr, il Sacerdote Rosso, seguace del Signore della Luce e membro della Fratellanza Senza Vessilli, riesce più volte a risuscitare Beric Dondarrion, allo stesso modo la misteriosa sacerdotessa Melisandre farà per il Nostro. Ma le somiglianze finiscono qui: sono infatti tentativi di riportare all’interno nel nostro modo di pensare una realtà che gli sfugge. Bisogna ragionare al contrario: lasciarci guidare dalla novità introdotta dalla resurrezione e partire da qui per comprendere il mondo che ci circonda. Infatti Gesù non torna ad essere quello che era prima: è lui, ma allo stesso tempo ci sono cose in lui che vanno oltre. Non solo, ma la resurrezione di Gesù non è un caso speciale o la prova di forza di un Dio che vuol far vedere che ha i muscoli; piuttosto è il destino di ogni uomo, che in Gesù vede la sua prima realizzazione: la “primizia”. Se in tutti questi esempi chi torna dalla morte sembra aver “perso” qualcosa, quasi che nello sforzo – più o meno consapevole – di attraversare questo famoso abisso che separa i vivi dai morti, Gesù non solo appare consapevole e padrone di sé, ma in lui tutte le sue potenzialità appaiono fiorite. Questo perché questo abisso è l’infinità di Dio stesso: sebbene sia fuori dalla nostra portata è lui a chinarsi su di noi e quindi la sua credibilità non potrà che trovarsi nell’accoglierlo nella nostra vita e lasciarci da lui invadere.