Non sono venuto a portare pace sulla terra, ma divisione. Di Marco Staffolani, commento al vangelo della XX domenica del T.O. 14 Agosto 2022
Come conciliare, se è possibile, queste parole di Gesù, che parla di fuoco, di portare divisione anche all’interno della famiglia, e di schieramenti avversi…
con quanto lui stesso dice nella preghiera sacerdotale del Vangelo di Giovanni, in cui è chiaro che la missione di Gesù è che tutti siano una cosa sola con lui e il Padre, quindi di unità, accordo e pace?
Vediamo allora le parole della seconda lettura, in cui la lettera agli Ebrei ci aiuta a capire come Gesù sia stato “acceso di fuoco e di zelo” per le opere del Signore, perché lui voleva estirpare in noi il peccato.
Gesù è definito come colui che dà origine alla fede e “la porta a compimento”. In questo compimento c’è anche la sua correzione fraterna nei confronti di quanti ha incontrato e che si erano adagiati sulle opere e sulle situazioni prodotte dai loro peccati, senza alle volte rendersi conto di essere lontani da Dio.
Si dice ancora che “Gesù di fronte alla gioia che gli era posta dinanzi, si sottopose alla croce, disprezzando il disonore”.
Possiamo interpretare questo passaggio come la possibilità che Gesù aveva di rimanere nei cieli, senza assumere la natura umana e dover incontrare le nostre limitatezze, i nostri errori, le nostre questioni irrisolte …
In questa scelta di stare in mezzo a noi Gesù accetta il compito di Maestro e Testimone. Egli non si sottrae all’annuncio della Verità anche quando questa lo fa apparire scomodo e impopolare perché mette in luce le nostre tenebre.
Dio vuole stare con il suo popolo, e lo vuole sano e luminoso. Gesù da la vita perché questo si realizzi!
Se fosse stato zitto, se non ci avesse corretto e quindi anche diviso tra noi, ma anche diviso, cioè staccati dal nostro peccato, saremmo stati condannati all’infelicità.
Eppure c’è un momento in cui lui, l’Agnello è condotto al macello per essere immolato.
Ma anche qui il Maestro parla e forse in modo più forte di qualsiasi predicazione. La lettera agli ebrei continua invitandoci a meditare ciò che è accaduto, e l’amore grande con cui siamo stati amati, nella correzione attiva, propria del vangelo di oggi, ma anche in quella passiva, in cui ritroviamo tutta la dolcezza di Gesù che, è venuto a salvare tutte le pecore, specialmente quelle perse nel deserto.
“Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d’animo.
L’invito con cui chiudiamo il pensiero di oggi è allora il finale della lettera, che non ci scandalizzerà, ne ci scoraggerà se avremo ben capito che occorre riporre in Dio ogni speranza:
“Non avete ancora resistito fino al sangue nella lotta contro il peccato”