La luce che splende. Commento alla XXX domenica del T.O. di Marco Staffolani 24 Ottobre 2021

Nonostante sia sempre Gesù ad andare verso il bisognoso del suo intervento, in questo vangelo egli si ferma a distanza e attende il cieco Bartimeo al quale domanda: «Che cosa vuoi che faccia per te?». Quello sentendosi chiamato risponde con il sogno della vita «Rabbunì, che io veda di nuovo». La sua condizione di non vedente lo aveva portato anche al resto, abbandonato sulla strada, escluso dalle relazioni con gli altri.

L’audacia nel chiedere un intervento così profondo svela non la pazzia della richiesta quanto la fede del richiedente. Seppur in mezzo alla folla lui sia l’unico non vedente, possiamo comunque dire che “ha visto giusto” riguardo alla potenza di Gesù, sicuramente meglio degli altri per i quali Gesù non si è dovuto fermare.

Altro segno che ci fa capire un cuore pieno di zelo e di abbondono in Dio è il mantello. Il cieco lo aveva come unico tesoro, per coprirsi e ripararsi nel sonno dal freddo. Eppure il mantello viene lasciato subito per fiondarsi da Gesù.

La risposta del Maestro è eloquente «Vai, la tua fede ti ha salvato». Attenzione non dice “guarito” ma bensì salvato confermando che ciò che Bartimeo ha chiesto è stata la guarigione fisica ma quello che ha ottenuto è oltre: gli vengono restituite anche la dignità e la speranza, e la relazione con gli altri.

Allargando lo sguardo, questo vangelo ci chiede di saper riconoscere i segni di vita e di risurrezione già presenti nella realtà terrena. Di accogliere Cristo con tutte le nostre forze quando passa a visitarci, e di accogliere quanti vengono nel suo nome, come quando la folla incoraggia Bartimeo ad alzarsi.

La sfida quotidiana è sempre quella di risorgere. Per quante avversità incontreremo, la fede ci dice che c’è ben altro oltre il peccato, oltre la morte, oltre la fine di questa vita.