Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. 8 agosto 2021, XIX Domenica del Tempo Ordinario, commento di Serenella Del Cinque.
Dopo aver compiuto il grande miracolo della condivisione dei pani, Gesù spiega il significato di quel “segno” (Gv 6,41-51), ci conduce dal sentire al credere. Questa Parola ci introduce nella dinamica della fede, che è una relazione: relazione con la Persona di Gesù, attraverso il Padre nello Spirito.
La gente cerca Gesù, lo ascolta, perché è entusiasta del miracolo, ha mangiato e gustato i pani e i pesci condivisi; ma quando Gesù spiega che è lui il pane vivo disceso dal cielo, il pane donato da Dio, la gente si scandalizza, non capisce, e comincia a mormorare: ma cosa sta dicendo? come fa ad essere lui il pane del cielo? Lui viene dalla terra: conosciamo i suoi genitori! (cf. Gv 6, 2).
Si misero a mormorare perché Gesù aveva detto di essere il pane della vita; cioè aveva annunciato che Dio è sceso, è disceso dal cielo, è a portata di mano, un pane buono da mangiare, un pane che nutre, fa crescere, e trasforma in lui. La pietra di inciampo, scartata dai costruttori (Mt 21, 42) è l’umanità di Gesù.
Mormorare è il verbo tipico dell’incredulità di Israele nel deserto durante la marcia dell’Esodo (Es 15, 24; 16, 2; Nm 17, 3.6, etc.). è la crisi della fede, il dubbio, la sfiducia nella vicinanza di Dio.
Gesù anzitutto ci dice: non mormorate. Fidatevi. Affidatevi. Non riempitevi di parole vuote, non fermatevi, non lasciatevi assalire dai dubbi, smettete di lamentarvi e lasciatevi attirare da Dio. «Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato» (Gv 6, 44). Non ci è chiesto uno sforzo personale per comprendere le parole di Gesù, ma di lasciarci attrarre, riconoscere Dio come Padre e Madre, come colui che è dalla nostra parte, e che in Gesù si è rivelato, si è manifestato, si è fatto vicino.
Il Padre ci attira a sé con l’amore, quell’amore con cui ha mandato Gesù. «In Gesù, nella sua “carne” – cioè nella sua umanità concreta – è presente tutto l’amore di Dio» (Francesco, Angelus, 9 agosto 2015).
Il cardine della storia è la discesa di Dio sulla terra. Egli è l’Emmanuele (Is 7,10-14), il Dio vicino, il pane che dà la vita. Se lo accolgo, egli abita il mio cuore, la mia vita, e mi nutre di cielo.
Oggi è la festa di San Domenico, nell’VIII centenario della sua morte. «Un autentico predicatore di Grazia» – come lo ha definito Papa Francesco – la cui «grande vocazione era quella di predicare il Vangelo dell’amore misericordioso di Dio in tutta la sua verità salvifica e potenza redentrice» (Francesco, Lettera indirizzata a fra’ Gerard Francisco Timoner, O.P., Maestro Generale dell’Ordine dei Predicatori per l’VIII Centenario della morte di San Domenico di Caleruega, 24 maggio 2021). A Domenico, chiediamo di intercedere affinché ci lasciamo attrarre all’amore del Padre, e diventare discepoli missionari per «raggiungere ogni “periferia” del nostro mondo con la luce del Vangelo e l’amore misericordioso di Cristo» (Ivi).
versione francese