Il vero tempio è il corpo del Signore (di p. Marco Staffolani) IIIa domenica di Quaresima

Salito a Gerusalemme in occasione della festa, Gesù entra nel tempio, il luogo dell’incontro con Dio, dove sta il Santo dei santi, ma constata che esso non è rispettato nella sua funzione. Da luogo di culto a Dio è diventato luogo commerciale, sede di traffici “bancari”, mercato dove regna l’idolo del denaro.
Come mai gli israeliti erano arrivati ad una tale perversione? Il mercato – in quel tempo di animali necessari per i sacrifici, oggi di oggetti sacri, devozionali – prospera dove accorre la gente, sempre pronta a credere che il rapporto con Dio possa esaurirsi ad un culto esterno, fatto di troppe statue, oggetti e pie pratiche.
Il simbolo per pregare ci aiuta, ma poi la vera preghiera diventa azione e non si ferma al simbolo.

Gesù rimane indignato dalla situazione e compie un gesto di protesta e lo accompagna con la sua parola di denuncia. In tal modo si rivela come un profeta che osa dichiarare di fronte a tutti la triste fine fatta da quella che è pur sempre la casa di Dio, la casa di suo Padre.

Il gesto compiuto da Gesù è scandaloso per i sacerdoti e per gli uomini religiosi della città santa. Gli chiedono dunque con quale autorità osa interrompere quella tradizione umana di commercio.

Di fronte a questa accusa, Gesù risponde con parole enigmatiche, che sono una profezia, ma che quei contestatori non possono comprendere nella loro verità. Dice, infatti, sfidandoli: “Distruggete questo santuario e in tre giorni lo rialzerò, lo farò risorgere”.

Di fronte all’ostilità dei Giudei che vedevano minacciata la loro funzione sociale come “funzionari” di un “culto commerciale” a Dio, è bello vedere la reazione dei discepoli. Essi comprendono il gesto di Gesù è pieno di passione e di zelo. Nel gesto di protesta del maestro riconoscono un modo tutto speciale per ridestare gli animi dei loro contemporanei dai cattivi costumi assunti, e riportarli ad un autentico culto a Dio.

Questo gesto porterà Gesù ad essere consumato come l’Agnello pasquale: sì, questa passione e zelo per Dio porterà Gesù alla condanna e alla morte!
Ma Gesù risorgerà, poiché tale passione-amore “fino alla fine” per Dio e per gli uomini non poteva morire! Allora i discepoli si ricorderanno delle sue parole circa la resurrezione in tre giorni: “egli parlava del santuario del suo corpo”. Non sarà rialzato il tempio di pietre distrutto (successivamente dai Romani), ma il suo corpo morto invece si rialzerà per la vita eterna.

Oggi siamo chiamati ad incontrare il Signore in due nuovi templi. Il primo è interiore, è il nostro corpo, il luogo in cui possiamo offrire noi stessi a Dio con il nostro sì alla sua volontà. Il secondo è esterno a noi, la Chiesa che è corpo di cui Cristo Risorto è il capo. Li, radunati nell’assemblea liturgica, troviamo i fratelli a cui donarci e con cui continuare la nostra offerta a Dio.

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