Il bambino cresceva pieno di Sapienza! 31 dicembre 2023 di Marco Pasquali

Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza.

Diversi elementi si intrecciano in questo brano all’apparenza semplice e lineare. Di per sé conferma quello che ci si aspetta che faccia una famiglia in cui nasce il primogenito maschio: adempiono alle prescrizioni rituali e poi tornano a casa, dove il ragazzo cresce bene ed in salute. Il fatto che sia importante che questo venga narrato, non è nel testo, ma è chiaro nella mente di chi legge. Il bambino in questione è il Salvatore promesso da Dio stesso. Partendo da questa consapevolezza quanto accade allora suscita degli interrogativi non da poco. Ma se deve essere lui principio di salvezza, come può lui stesso aver bisogno di “crescere e fortificarsi” ? Non era meglio che il Messia venisse già con tutti gli accessori di cui aveva bisogno per adempiere questa missione per cui non restava altro che “spacchettarlo” e lasciare che facesse la sua missione? Invece la salvezza ci viene innanzitutto nella forma di “bisogno”. Un bambino è totalmente impreparato ad affrontare la vita, non solo a livello fi funzioni puramente biologiche (ci vogliono mesi prima che impari a camminare), ma anche a livello di conoscenza. Non si tratta solo di offrirgli il supporto perché il suo corpo cresca e gli permetta di viaggiare in relativa autonomia per tutto Israele, ma ha bisogno di una crescita integrale. Allora quel “ritornare a Nazareth” non solo un riferimento geografico, ma l’indicazione di un contesto che offriva le condizioni migliori di questa crescita, che ci viene detto ora avvenire “nella piena presenza della sapienza divina”. Cosa lo aspettava in quel luogo così nascosto e periferico? Il lettore sa già che a Nazareth è avvenuto l’incontro con Gabriele che ha annunciato a Maria “Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra”. Ma ciò non si limita al semplice concepimento, ma all’intera sua esperienza di madre. In quanto vero uomo, lo Spirito Santo ha operato nell’umanità di Gesù in pienezza, ma nella modalità che è propria della condizione umana:   attraverso la mediazione, che in questo caso è avvenuto attraverso Maria, ma diremmo l’intera sua famiglia. Ma non era meglio che facesse tutto Dio, così da prevenire qualche possibile errore educativo o imperfezione nell’opera familiare? Nessun errore umano può contrapporsi allo svolgersi della Provvidenza divina, che non è uno schiacciasassi che pasa sopra la volontà e l’agire umano, ma è una forza inclusiva de chiama e promuove la partecipazione umana. Un vero uomo ha bisogno di una vera famiglia perché possa veramente giungere a quella maturità che lo rende mediazione di salvezza. Ecco allora che se non prossimo trovare un’analogia diretta tra la nostra persona e quella di Gesù – visto che nessuno di noi può vantarsi di essere di Figlio di Dio -, la sua storia però diventa il luogo in cui possiamo specchiare la nostra, nel vivere la nostra vocazione di pare, madri o figli.