Feritoie per la grazia!

Commento di Marco Panzeri al vangelo della Domenica di Pentecoste anno A

Pentecoste

Siamo giunti al compimento: il giorno di Pentecoste.

È il giorno in cui ci viene donata la Pienezza di Amore, di Vita.

Più di così il Padre, in Gesù, non ci poteva donare: ci ha dato tutto se stesso.

La liturgia di questa solennità di Pentecoste ci ripresenta la prima apparizione di Gesù risorto ai discepoli secondo il vangelo di Giovanni.

Troviamo i discepoli che sono chiusi in casa, o meglio in se stessi, per paura.

La paura è un sentimento che blocca, paralizza, seppellisce, fa dubitare. È una comunità ferita.

La Passione e Morte di Gesù ha messo a nudo tutta la loro povertà: chi ha tradito, chi ha rinnegato, tutti sono scappati. Nessuno si salva.

E Gesù cosa fa? Sta in mezzo a loro; dona loro la pace e mostra loro le ferite della Passione.

I discepoli hanno paura a raccontare le loro ferite, i loro fallimenti: è troppo doloroso, troppi sensi di colpa. Se gli altri sanno le tue fragilità ti ameranno ancora?

Gesù no! Le sue ferite, come le nostre, quando sono accolte e pacificate, non creano più dolore.

Anzi diventano feritoie attraverso cui passa la grazia. E questo genera gioia: dalla paura alla gioia.

E dona lo Spirito: “Ricevete lo Spirito”. Solo lo Spirito Santo, accolto, genera questo cambiamento e rende i discepoli, non solo persone pacificate con se stessi e con gli altri e perdonate, ma soprattutto li rende capaci di perdono: “A chi perdonate sarà perdonato…”.

Lo Spirito Santo è fondamentale per ciascuno di noi. Senza di Lui “nessuno può dire che Gesù è il Signore”; senza di Lui non “giungeremo alla verità tutta intera”; e sena di Lui non saremo mai capaci di annunciare con coraggio la Buona Notizia.

Abbiamo bisogno della Spirito Santo come dell’aria; senza si muore.

Chiediamolo ogni giorno con fiducia, sicuri di essere esauditi in modo da essere capaci di amare come Lui ci ha amati: capaci di amare da Dio.