E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono. di Giuseppe Adobati. V Domenica del T.O.
E tirate le barche a terra lasciarono tutto e lo seguirono
Il vangelo di oggi si chiude con l’accenno alle barche che vengono
lasciate abbandonate, ma questo vangelo si era aperto anche con la sottolineatura che Gesù, mentre era sul lago accerchiato dalla folla, aveva notato proprio le barche e poi era salito in una di esse e poi da lì scostandosi aveva annunciato la parola.
C’è quindi questo protagonismo misterioso e un po’ nascosto delle barche, che sono il luogo, il contesto dove Gesù svolge la sua attività. Gesù chiede ospitalità a coloro ai padroni delle barche e si ritrova quasi dritto dentro la storia di Pietro, Giacomo Andrea e Giovanni. E’ interessante che Gesù, dice il vangelo, smise di parlare le folle e si rivolse a Pietro dicendo “prendete il largo e gettate le reti”. E’ un passaggio da un annuncio della parola di Dio (a tutti) ad un invito chiaro (personale), preciso che chiede fede e fiducia.
Pietro intuisce che questa è una parola suggestiva, misteriosa. Ma al tempo stesso pensa che questa parola sembra non corretta, contraria alla sua esperienza, e quindi c’è una fiducia, un’apertura di fede che si realizza con l’espressione: “sulla tua parola getterò le le reti!”
Questa apertura porta effettivamente alla pesca miracolosa e Pietro onestamente riconosce che lui non ci credeva fino in fondo, che lui ha gettato le reti ma non pensava che andasse a finire cosi bene!
Allora Pietro si riconosce peccatore, ma proprio adesso, in questo riconoscimento di colpa, di mancanza, di piccolezza, sta proprio il mistero di dio che non chiama coloro che sono perfetti, coloro che sono buoni, ma chiama coloro che fanno spazio al Signore.
Ecco allora il Signore entra anche in noi, nella nostra vita, attraverso le nostre barche i nostri contesti chiedendoci di fare spazio, chiedendoci di diventare anche noi collaboratori del ministero, dell’annuncio della parola, attraverso quello che siamo, quello che facciamo, le nostre relazioni.
Chiediamo al signore di poter essere anche noi, con la nostra fede a volte debole, con i nostri dubbi, comunque aperti e capaci come Pietro di scommettere sulla sua parola.
L’immagine della pesca è certamente un’immagine suggestiva: Il nostro fondatore San Paolo della Croce scriveva a Fulgenzio Pastorelli in riferimento a quello che era il discernimento e la vita spirituale:
per il resto sii di buon animo, entra nella tua cella spirituale, prega giorno e notte, bevi e divora e rumina e digerisci nel fuoco della carità divina, in silenzio, nella fede, nella fortezza, nella speranza, nella carità, nella potenza di Dio. Va’ a pescare le gemme e le margherite di tutte le virtù nel profondo mare della Passione di Cristo e dei dolori dell’intemerata Vergine.