Così non sono più due, ma una sola carne. XXVII domenica del T.O, commento di p. Marco Staffolani
Lasciando il contesto polemico originale da cui è tratto il vangelo, vogliamo riflettere sul progetto che Dio ha voluto per l’uomo e la donna.
La parola di Dio afferma: l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola.
Per i giovani di oggi lasciare la famiglia di origine significa spesso non avere più sicurezze economiche, dolci affetti, orari scanditi e circostanziati.
Ma questo è in vista della costruzione di una nuova vita con la persona amata, il futuro marito o la futura moglie.
Se da una parte infatti il lasciare ciò che si conosce ferisce, mette alla prova il legame stabile tra genitori e figli, nella sapienza divina “questa sofferenza” serve a creare qualcosa di nuovo, e, come succede per gli innesti che prevedono un taglio iniziale, la dove si è tagliato sboccierà un nuovo frutto, che si nutrirà della linfa dell’albero della vita che da sempre lo precede, ma porterà un frutto specifico secondo l’identità unica dei due che sono compresi nell’innesto.
La parola continua: I due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne.
Questo passaggio dalla dualità alla singolarità di una sola carne va correttamente interpretato. Nessuno dei due deve eclissarsi per far emergere la singolarità dell’altro. L’unità che si realizza è condivisione, ricchezza aggiuntiva, interazione da scoprire. Quello che si crea è una vita insieme, più della mera somma della vita delle due parti in gioco.
La costante presenza dell’altro è prima di tutto Consolazione, perché l’altro promette di rimanere in tutte le condizioni, salute e malattia, fin che non morte non separi. Dall’altra è responsabilità perché si è chiamati ad operare l’accettazione e il perdono di fronte ai limiti che scaturiscono nella conoscenza profonda.
Se pensassimo che tutto questo è possibile per la scelta dei coniugi o per le capacità umane, non saremmo nella verità. E’ l’apertura a Dio, il terzo che è sempre in gioco nel matrimonio dei due, che permette che il legame sia duraturo come consolazione e responsabilità.