Chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! (XVIII domenica del T.O, commento di Giuseppe Adobati)

Confrontiamoci con la folla che si pone alla ricerca di Gesù. Dopo che era stata sfamata attraverso la moltiplicazione dei pani, questa esperienza positiva sorprendente aveva suscitato nella gente il desiderio di continuare a restare con gesù.

Il vangelo dice che Gesù e i suoi discepoli che si erano allontanati. La folla, quindi, quasi sentendo il bisogno di Gesù, ma forse più ancora sentendo il bisogno di mangiare, si ricorda di Gesù, cerca Gesù, vede che Gesù non c’è e quindi si mette alla sua ricerca e, a modo suo la folla trova Gesù, indovina il posto dove Gesù è.

Ma l’errore è nella modalità, cioè la folla è brava a trovare Gesù ma la motivazione che la spinge a cercare Gesù è sbagliata ed è lì che nasce allora il dialogo. Gesù fa notare “la vostra ricerca è sbagliata in fondo mi cercate perché io faccia ancora quello che avete visto e sperimentato il giorno precedente, cioè volete qualcuno che vi sfami, qualcuno che risponda ai vostri bisogni. Non avete visto i segni!

Allora ecco che Gesù pone una sorta di doppio livello. Gesù ha fatto dei segni che vogliono invitare la folla a capire il mistero che sta dietro di lui, dietro le sue azioni. Il mistero che lui esprime attraverso la sua presenza di messia. Ma la folla semplicemente si ferma a quello che è il dono, il pane, questa possibilità di essere sfamata, di sentirsi accolta, benedetta e quindi qualcuno che pensa a noi, che ci offre del cibo.

Questo è buono ma Gesù dice tutto questo si ferma lì. Si tratta soltanto di cibo che perisce, è un desiderio che non va oltre, è soltanto un bisogno che anche se scatena la capacità di ricerca e porta a trovare delle soluzioni, rimane sempre parziale.

Ecco perché Gesù invita la folla ad andare oltre e cioè a capire che quello è un segno di qualcosa di più profondo. ed è il segno del mistero della vita, mistero che ci porta ad essere sempre affamati, ma non solo per saziarci ma soprattutto per aspirare ad un mistero più grande, che è quello della nostra identità!

chi siamo noi siamo? siamo coloro che sono affamati innanzitutto di ciò che siamo, cioè della relazione con Dio Padre, del nostro creatore che in Gesù Cristo ci offre la vita. Allora è importante ricevere questo punto di riferimento che è il pane che viene dal cielo. Esso è l’Eucaristia per noi, ma soprattutto la mediazione di Cristo, il figlio che ci pone in contatto con Dio padre e che ci rende figli.

In questo rapporto realmente ci sfamiamo non perché mangiamo sempre a sazietà, ma perché abbiamo un rapporto con colui che ci è padre e questo è ciò che conta e questo è ciò che ci permette ancora di sentire che ogni giorno abbiamo bisogno di mangiare sì, ma ogni giorno abbiamo la consapevolezza che c’è un padre che pensa a noi. Questo ci riempie molto più di un semplice cibo che può dopo un po’ svanire!

il nostro fondatore parlava proprio di questa esperienza di riposo nel santissimo sacramento. Un giorno così si esprime: giacché non ha in casa il santissimo sacramento come al ritiro, faccia che il di lei petto sacerdotale sia sempre il tabernacolo del dolce Gesù sacramentato, ivi si riposi ai suoi piedi divini, riceva come gocce di celeste rugiada le sue santissime attrattive e se le viene un dolce sonno, mi contento che si addormenti sul seno divino di questo dolcissimo Salvatore.