Ascendere e Benedire! Commento all’Ascensione del Signore (Anno C) di Marco Staffolani) 29 Maggio 2022

Gesù ascende al Cielo con il suo corpo risorto mentre benedice i suoi discepoli. Dio benedice sempre, dal principio e in eterno: il dono della vita è la sua originaria benedizione, è il suo primo atto, nel contesto della creazione, ed è l’ultimo atto di Gesù sulla terra, espressione di un Dio “vivo”, che è vita, che ama la vita e la dona alle creature viventi, che dà la sua vita per la salvezza dei fratelli, che è venuto nel mondo «perché abbiano la vita e la abbiano in abbondanza» (Giovanni 10,10).

Gli apostoli lo adorano: «Ascende Dio tra le acclamazioni», «perché Egli è re di tutta la terra» (Salmo 46, che preghiamo nel responsorio). Gesù «non è entrato in un santuario fatto da mani d’uomo, ma nel cielo stesso, per comparire al cospetto di Dio in nostro favore» e noi «abbiamo piena libertà di entrare nel santuario per mezzo del Suo Sangue» (II lettura). La Lettera agli Ebrei mostra come la solennità dell’Ascensione ci richiami alla nostra vocazione: possiamo essere tentati di “restare a guardare il cielo”, sgomenti e disorientati, in un’attesa priva di operosità; siamo invece chiamati a essere attivi, perché il tempo della Chiesa è tempo di testimonianza e non di nostalgia, e a rimanere sempre sotto lo sguardo di Dio, in eterno benedetti da Lui che “vede buone” le sue creature. Nessuna nostra mancanza cancella l’originaria bellezza e bontà che Dio ha messo e contemplato in noi fin dal principio.

TRADITORI E TESTIMONI Agli stessi che lo avevano tradito e abbandonato, che avevano manifestato la loro incredulità, il Signore affida, prima di salire al cielo, la missione di «essere suoi testimoni» «fino ai confini della terra» e promette che saranno rivestiti di potenza dall’alto mediante l’effusione su di loro, «fra non molti giorni», dello Spirito Santo. Siamo chiamati a testimoniare e trasmettere la fede che custodiamo oltre ogni nostro peccato, senza sfiduciarci nei nostri limiti. Dio si fida di noi anche se siamo inaffidabili! e alle nostre povere forze affida l’annuncio del Vangelo, ovunque siamo e operiamo, in famiglia, nel lavoro, nella quotidianità. Noi gli saremo testimoni, proprio noi, con tutti i nostri fallimenti e imperfezioni! Per questo, come gli apostoli, viviamo «con grande gioia», «lodando Dio».