Alle nozze di Cana, Maria accanto a Gesù, commento di Davide Costalunga (16 Gennaio 2022 II domenica del T.O)

Nel vangelo di Vangelo di Giovanni, troviamo il tema della festa nuziale. Una festa che poteva durare tra i tre e i sette giorni.

 Il luogo che ci viene presentato è Cana, un modesto paese della Galilea a circa 13 km da Nazareth. La lettura attenta ci fa prendere consapevolezza che qui il personaggio più importante è Maria. È scritto infatti che “vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù”. Poi, di Gesù è scritto “fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli”.  chi prende la parola per prima è proprio Maria: “Non hanno più vino”.

Sembra strano che nessuno si accorga del vino che sia venuto a mancare, E’ Maria che fa presente questa mancanza.

 Gesù risponde alla provocazione rivolgendosi a Sua Madre con il titolo di ‘donna’ Giovanni ha un suo stile nel presentarci Maria. Egli non la chiama mai con il suo nome, ma con l’appellativo di Madre di Gesù (v. 1) o di Donna (v. 4), perché a lui interessa mettere in risalto non tanto la sua individualità quanto il ruolo che le compete.

 In tutto il vangelo di Giovanni, Maria è presente solo in due momenti: a Cana, quando Gesù dà inizio alla sua prima manifestazione, e sul Calvario, quando il Figlio, nel momento conclusivo della sua missione, la consegna come madre al discepolo amato.

 Poche, ma chiare parole: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela”. Maria è chiara: “fate quello che Lui vi dirà”. Il Signore, infatti, sa quali sono le cose che abbiamo dentro e ci chiede quelle, non altre.
A Cana Gesù non chiede il vino, ma l’acqua, l’unica cosa che è rimasta a tutti. La cosa più semplice, per certi versi anche la più “banale”… sarà Lui a trasformarla e darle il valore che merita! Il Signore non ha mai usato cose artificiose per compiere miracoli, ma è partito sempre dalle più comuni per fare cose grandi!
Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. “6 giare”: vuol dire qualcosa come 500-600 litri di vino. 6 indica la nostra imperfezione, l’acqua di queste giare serviva per purificarsi, per lavarsi. Sono i vecchi riti.
Mi piace davvero iniziare da questo brano il nuovo tempo ordinario che la chiesa ci dona. Ci ricorda che proprio la quotidianità è il tempo in cui fare esperienza della gratuità di Dio, della Sua presenza, del soffio potente e delicato dello Spirito.
Davvero c’è un vino buono pure per te. Per te che sei convinto di non meritarti nulla e che vedi la tua fede insicura e traballante. Davvero c’è l’occhio di una Madre che veglia su di te, che porta nelle mani di suo Figlio i tuoi bisogni, pure quelli che tu non vedi.
 Almeno davanti a Dio non c’è nulla da conquistare o da meritarsi, basta solo avere bicchieri vuoti e pronti ad accogliere il dono che già è stato versato.

La festa di nozze della mia e della nostra comunità, ha bisogno anche di me, del mio entusiasmo, della mia libertà, della mia franchezza, della mia dolcezza che danno sapore a tutto. Ma TU devi esserci, Gesù, l’ho sperimentato infinite volte: senza di TE non posso fare niente. Grazie, Gesù, del TUO invito al banchetto di nozze. Accanto a TE.