Vado a prepararvi un posto. Di Marco Pasquali, commento al vangelo della Va domenica di Pasqua, 7 Maggio 2023

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 14,1-12

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via».
Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere.
Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.
In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre».

Parola del Signore.

Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore … vado a prepararvi un posto.

Una delle preoccupazioni che grava sul nostro cuore e che spesso ci impedisce realizzare il nostro futuro riguarda il nostro destino ultimo. Infatti solo il nostro per-durare sembra rappresentare la garanzia che quanto accade nella nostra vista, si collochi all’interno di una storia dotata di senso che giustifichi dunque le molte tribolazioni che attraversiamo. La tradizione ci ha consegnato una preghiera, l’eterno riposo, che chiede proprio la fine di questi tumulti, in vista in un riparo dalle onde del destino. Ecco che il Signore viene a consolarci in questo senso. Infatti, partendo dalla preziosità che abbiamo ai suoi occhi, ci viene da una parte a calmare questi timori, ma dall’altra anche ad offrirci una prospettiva diversa. Nel mondo proprio di Dio, cioè la sua casa, c’è un posto anche per noi, che egli stesso sta preparando. A ben guardare tutti i verbi della frase sono al presente, a mostrare che questo posto è già garantito. Gesù definisce come casa (οἰκία) solo quella del Padre, già pronta da per noi dall’eternità; a fronte di questa c’è la nostra dimora, che chiama μονή: una parola che viene dal verbo μένειν che significa contemporaneamente sia rimanere che abitare. Gesù la prepara, ma noi si presenta come una scelta; sta noi volerla abitare. Gesù usa infatti due parole diverse quando rapporta questo luogo a Dio e a noi. In greco, come in inglese, un conto è dire home (casa), cioè il contro del proprio mondo, dove si trovano i propri affetti e si ha il proprio riparo; altro è dire house, luogo dove si abita, magari anche solo temporaneamente. Ecco allora che quella dimensione è propria solo di Dio, ed è per questo che per lui è “casa” (home). Sebbene non è un luogo a cui possiamo avere accesso per natura, ecco che lui ce lo concede per grazia, come dono e come abbiamo precisato, non riguarda il futuro, ma ha inizio fin dal momento presente, cioè dal momento che si accetta questo dono. E’ curioso anche il ricorso al termine greco μονή dal quale viene tanto il latino manere da cui l’abitazione in italiano chiamata maniero ed in inglese manor. Questa indicava un’abitazione secondaria posseduta da un grande proprietario terriero che abitava quando doveva amministrare quella parte del suo territorio. Ecco dunque che l’attività che qui si svolge non è un riposo ozioso, ma un lavoro. Il Signore ci chiama alla vita e quindi a mettere a frutto ciò che siamo per il bene del suo Regno.