La giusta ricchezza – commento di Marco Staffolani al Vangelo della XXV domenica T.O anno C 18 Settembre 2022
Avere un amministratore era una situazione normale nella civiltà palestinese.
Nella Galilea ve ne erano molti, e alcuni erano anche stranieri. L’amministratore gestiva gli affari del proprietario. Improvvisamente quello della parabola è accusato di sperperare i beni del suo padrone e di colpo è destituito e deve rendere conto della sua gestione.
L’amministratore comincia a pensare al proprio futuro: le ipotesi di impietosire il padrone per fargli cambiare idea o di cercare lo stesso lavoro presso un altro padrone sono escluse a priori. Piuttosto conclude che non se la sente di zappare, e si vergogna di mendicare. Ci sarebbero senza dubbio altri mestieri a cui poteva dedicarsi, ma pensa ad una soluzione più immediata: i debitori del suo signore saranno i suoi immediati futuri benefattori. Dunque fa venire i vari debitori uno per uno, e sconta i loro debiti verso il padrone, usando il potere che gli rimane per alcuni giorni. I debitori potrebbero essere mezzadri in ritardo con la consegna del raccolto o piuttosto mercanti ai quali è stata anticipata la merce. In ogni caso il vantaggio che traggono dalla manovra, serve a farsi amico l’amministratore disonesto.
Infine, ad essere lodata dal padrone non è certo l’ingiustizia, bensì l’accortezza dell’amministratore disonesto, altrimenti detta furbizia: egli ha saputo garantirsi il suo avvenire nel poco tempo rimastogli a disposizione. La stessa accortezza la devono avere i figli della luce, che forse in questo devono, inauditamente, imparare dai figli di questo mondo.
Si tratta di un invito a sfruttare la ricchezza per farsi degli amici condividendola con i poveri. Alla morte, quando la ricchezza non sarà più di aiuto, questi poveri aiuteranno ad entrare in cielo.
Riguardo poi alla ricchezza le vicende della vita sono sempre progressive, e in ogni cosa c’è da imparare. Anche nella gestione delle piccole cose (quel poco evangelico) occorre cercare la virtù, perché questa poi ci aiuterà a fare bene quando Dio ci affiderà il molto.
Questo ci fa capire che il denaro, gli investimenti, il trading on line, o altre cose inerenti i patrimoni mobili o immobili, e le manovre finanziarie non sono intrinsecamente negative, non sono intrinsecamente “idoli” o “pratiche idolatriche”, ma lo diventano nel momento in cui la persona si dimentica di Dio a causa di essi,
L’incompatibilità allora non è tanto tra Dio e la ricchezza, ma essa si produce nella volontà e nel cuore dell’uomo. E’ il cuore, con le sue scelte fondamentali, che non deve essere diviso. Il pericolo della ricchezza è che l’uomo finisca con l’innamorarsi di essa, lasciando l’unica vera “ricchezza” del cristiano che è Dio stesso. Per questo ricordarsi sempre dei poveri permette al cuore di non attaccarsi a quanto è conveniente condividere.