+ Fra Fortunato Petrella

Nel pomeriggio del 7 giugno 2021 presso l’ospedale “Dono Svizzero” di Formia (LT), è tornato alla casa del Padre.

Fra. Fortunato Petrella

di S. Paolo della Croce

Fratel Fortunato, nasce il 14 luglio 1945, da Filomeno Petrella e da Addolorata Colavita, a Sant’Elia a Pianisi (CB). Entrato giovanissimo tra i passionisti, scelse la vita del poverello d’Assisi, di cui portava il nome, anche se lo caratterizzava il fatto che nel battesimo aveva ricevuto come nome primario quello del protettore del paese natio. Dopo l’anno di noviziato trascorso a Falvaterra emise la professione temporanea il 6 maggio 1962 per poi consacrarsi in perpetuo il 17 luglio 1966. Impegnato subito in vari lavori tipici dei nostri fratelli collaboratori, è stato in quasi tutti i conventi dell’ex-provincia religiosa DOL, in particolare a Paliano, Falvaterra, Ceccano, Sora, Itri, (già 40 anni fa), Forino, ed occasionalmente in altre comunità, per svolgere il servizio di cuoco, aiutante cuoco, questuante e ortolano.

La vita di fratel Fortunato era basata sull’essenziale. Persona di poche parole, silenzioso, ma attento alle voci dello spirito, lo trovavi spesso davanti alla Tv, dalle prime ore del mattino, per seguire le sante messe, recitare il rosario, la coroncina della Divina misericordia e tante altre trasmissioni di carattere religioso e distensivo compresi i cartoni animati che tanto lo facevano sorridere. Se non lo trovavi in preghiera, in cappellina o in chiesa, stava in mezzo ai campi a lavorare, anche quando il tempo era inclemente.

Un fratello laico esemplare per vita, rettitudine, povertà e distacco dalle cose. La sua giornata iniziava al mattino con il Rosario in Chiesa e la messa, insieme ai confratelli di Itri e i fedeli. La sua radiolina durante il lavoro, le sue lunghe preghiere davanti al televisore lo tenevano “connesso” al mondo della fede e quelli dei problemi umani. Tutto ciò che riguarda la vita della Chiesa e la figura del Papa lo tenevano emotivamente interessato.

Fratel Fortunato aveva queste virtù, anche se aveva un carattere forte e risoluto, informatissimo sulla vita della provincia e della Congregazione. Nulla però distraeva il suo temperamento riflessivo e taciturno. Quando la comunità dibatteva su questioni utili, egli sapeva esporre le sue ragioni appropriate e improntate a quella saggezza che conservava come suo intimo patrimonio.

(P. Antonio Rungi)